Cinema e psicologia
Collection by Psicologo
Recensioni di film a cura di psicologi e o professionisti della relazione di aiuto.
Film
Con L’età giovane i fratelli Dardenne affrontano il tema scottante del fanatismo religioso
Si parla di fanatismo religioso e l’età così bassa di Ahmed lascia spazio alla speranza di un ripensamento, anche se per tutto il racconto di aperture sembra non ce ne siano.
La belle époque racconta con intelligenza l’amore che dura a dispetto del tempo e dell’età
Rolandociofis' Blog
Il paradiso probabilmente di Elia Suleiman
Rolandociofis' Blog
Dio è donna e si chiama Petrunya di Teona Strugar Mitevska, un film intenso, femminile e femminista
Rolandociofis' Blog
Sorry we missed you di Ken Loach: la tragedia del vivere quotidiano senza diritti
Rolandociofis' Blog
18 regali di Francesco Amato, melodramma sull’amore materno, tratto da una storia vera
Rolandociofis' Blog
La Gomera di Corneliu Porumboiu, un film originale nella sua pluralità di generi
Rolandociofis' Blog
Vulnerabili parla di quanto possono essere fragili e intense le relazioni familiari
Rolandociofis' Blog
Picciridda, una storia di Paolo Licata, tra poesia e realismo
Rolandociofis' Blog
La nona porta
Con questo film Polansky conferma tutte le sue doti di raffinatezza e originalità nel raccontare per immagini, nonché la difficile capacità di suscitare interesse fin dal primo minuto mantenendo le promesse che si costruiscono nella prima parte per poi realizzarsi nel finale.
C’era una volta a … Hollywood, ovvero come passano le mistificazioni
L’unica cosa vera di questo film mi sembra la fatuità di tutti i personaggi, danzano, bevono, lavorano, vivacchiano senza scopo. Non so se lo ha fatto volutamente, ma proprio il personaggio di Sharon Tate, rappresentata come una superficiale ochetta, stellina alle prime armi, corpo rigoglioso e mente desertificata, diventa l’emblema di questa società americana che Tarantino tanto adora, rimpiange e impersona: la Tate vede un suo film proiettato in un cinema e allora si fa riconoscere (del…
Joker
Non c’è da dire molto di più se non riaffermare che non si diventa dei mostri di cattiveria senza “buoni” motivi e che i mostri esplodono prima dentro e poi fuori. Sono una bomba a orologeria, come Joker.
Joker: tra comprensione psicopatologica e moralità
Il film ricostruisce dettagliatamente come origina una malattia mentale, tenendo in considerazione il ruolo della genetica familiare e il rapporto disfunzionale con le figure genitoriali. Il tutto é poi inserito in una cornice sociale dove una persona con un disturbo mentale affronta quotidianamente stereotipi e pregiudizi, rimanendo abbandonata a se stessa e in balia della sua sofferenza.
C'era una volta a... Hollywood
si tratta di una recensione molto severa. I pareri sul film sono certo controversi. Sarà anche autoreferenziale ma c'è un mare di roba e una leggerezza straordinariamente densa nel film
Totò d’Arabia, recensione di Biagio Giordano
Blog di Psicologia Professionale
Un giorno di ordinaria follia, recensione di Biagio Giordano
Pellicola ricca di tensioni che nascono per lo più dal veder compiere nella narrativa filmica ciò che nella vita reale indigna e inibisce; il film è attraversato da una psicologia del non riadattamento sociale che riguarda il piccolo borghese perdente: aspetto che è di fatto un’autentica miniera, inesauribile, di idee preziose per ottenere uno spettacolo cinematografico di grande successo.
E venne il giorno, recensione di Biagio Giordano
Blog di Psicologia Professionale
In solitario, recensione di Biagio Giordano
Il film è una perla rara, con protagonista l’etica: è un monito umano verso quell’occidente che lascia morire in mare gli immigrati: povere anime che scappano dalla guerra e dalle torture.
L’ultima risata, recensione di Biagio Giordano
L’ultima risata pur non essendo un film di forte impronta espressionistica, ne utilizza però alcune le forme, quelle che portano a un impatto visivo un po’ più moderato, dando al razionale del linguaggio della coscienza dello spettatore la possibilità di interpretare efficacemente, e senza scosse, ciò che l’inconscio dei personaggi cifra in una logica altra.
L’uomo con la macchina da presa, recensione di Biagio Giordano
Il film coinvolge anche per la potenza dell’ideologia comunista che lo anima, che appare moderna e innovativa, comunicata semplicemente stando con la macchina da presa in mezzo alla gente e agli eventi, registrandone i linguaggi e i gesti.
Tabù, recensione di Biagio Giordano
Splendida fotografia in forma di linguaggio narrativo, firmata Floyd Crosby, grande fotografo di cinema premiato con l’Oscar. La sua opera fotografica: composizioni semplici ma ricche di emozioni, e di una portata simbolica sempre fondamentale rispetto alle cose da dire, mai perciò banale, con contrasti di luce e tra oggetti naturalistici che riflettono quegli aspetti umani più tormentati e passionali legati all’innamoramento infelice.
“Noi” di J. Peele.
Film intelligente, accettabile e godibile, che gioca bene con generi cinematografici così popolari come thriller e horror tentando di parlare di disagi sociali. Ma le ambizioni di “significare” sono tante e spese in tante direzioni, addirittura inflazionate.
Blue My Mind di L.Buehlmann
Mi pare che la regista faccia una scelta precisa: la biologia, attraverso il corpo, è il motore del processo adolescenziale; tutto il resto, seppur fondamentale, sembra essere il tentativo di gestire e arginare le conseguenze degli stimoli ricevuti dall’orologio biologico.
“Dolor y Gloria” di P. Almodóvar
Tutto ruota intorno alla figura centrale materna e al suo rapporto con il figlio. Il piccolo Salvador è un bambino solitario, precocemente adultizzato, che ricopre un ruolo sostitutivo di marito/padre, quest’ultimo forse morto in giovane età e che nel ricordo e nella narrazione compare solo in quanto lavoratore che ha procurato alla famiglia (ricongiuntasi a lui nel luogo di lavoro) una casa/grotta: come ”le catacombe dei cristiani”.
“Il traditore” di M. Bellocchio
Le famiglie non si toccano. Oppure: famiglie che ti salvano e famiglie che ti scannano. Alla ricerca di una chiave di lettura del film di Bellocchio, questa potrebbe esserne una, in riferimento tanto alla famiglia privata, essenziale per il ‘pentitismo’ di Buscetta, quanto alla famiglia mafiosa che non si può né abbandonare né tradire mai.
“Che fare quando il mondo è in fiamme?”
La realtà di questo film è “inventata” nel senso che il regista le dà una forma narrativa a posteriori, facendola “emergere dal caos” di lunghe riprese attraverso il montaggio, con la complicità di Marie- Hélène-Dozo. La camera da presa, l’occhio di Minervini, è dentro ai suoi personaggi – o meglio alle persone – e alle loro vite, che si intrecciano e si alternano, in un ambiente ostile, un non-luogo della Louisiana.
Famiglia allargata di Emmanuel Gillibert
Famiglia allargata rincorre una reazione divertita a tutti i costi da parte del pubblico, con esiti a dir poco imbarazzanti. Centocinque minuti nell’attesa di una risata o di un sorriso che non arrivano mai
Lucky, un omaggio, riuscitissimo, alla vita e alla carriera di Harry Dean Stanton
Le inquadrature a mezza figura e i piani americani sullo sfondo quasi desertico sono perfette, dominate dalla figura di Lucky-Stanton, dalla sua espressione che occupa con naturalezza lo schermo, come ha fatto del resto per tutta la sua vita e la sua carriera. Il film è un omaggio a entrambe, all’icona del cinema, ma anche all’esistenza di tutti, alla scoperta di segreti semplici per affrontarla consapevolmente.
Children act – Il verdetto è la fedele trasposizione del romanzo di Ian McEwan, con un’ottima Emma Thompson
La protagonista del romanzo di Ian McEwan, La ballata di Adam Henry, non avrebbe potuto incontrare al cinema interprete migliore di Emma Thompson, che sa schermare le emozioni facendole poi trasparire con l’espressività appena percettibile del viso e dello sguardo: l’attrice ideale per una narrazione che da pacata diventa thriller dell’anima
In viaggio con Adele di Alessandro Capitani
Alessandro Haber e Sara Serraiocco interpretano un padre e una figlia, rendendo benissimo il passaggio dall’indifferenza alla vicinanza
Isabelle: Mirko Locatelli costruisce un dramma borghese con una splendida Ariane Ascaride
Locatelli conferma la sua capacità di raccontare il dolore, mantenendo la giusta distanza e rispettando l'intimità dei personaggi
Se la strada potesse parlare: una ballata dolente di amore, affetti familiari e ingiustizie sociali
Il regista non ricorre alla violenza nel dirci la sopraffazione dei bianchi sui neri. Né al sesso per l’intensità del legame. Una scena soltanto, con la delicatezza di chi lo scopre, e si scopre, per la prima volta.
Con Capri-Revolution Mario Martone realizza il suo terzo film ambientato nel passato per dare più senso al presente
Con Capri-Revolution, Mario Martone realizza il suo terzo film storico, dopo Noi credevamo del 2010 e Il giovane favoloso del 2014. Un'opera attraversata da una stratificazione di significati, da quesiti filosofici, e sorretta da un’estetica raffinata, alla ricerca paziente di una messa in scena rigorosa
Mia Martini – Io sono Mia, il riuscito omaggio di Riccardo Donna alla cantante
È il ritratto riuscito di una donna coraggiosa e sola, amata e rifiutata. Il ricordo di un talento unico e di quella voce emozionante che nel tempo si fa più profonda per i due pacchetti di sigarette al giorno e l’intervento alle corde vocali, ma forse ancora più bella.
Il professore cambia scuola di Olivier Ayache-Vidal
Ben scritto e ben interpretato, Il professore cambia scuola riesce a dare verità a un tema abbondantemente sfruttato nella cinematografia internazionale
L’ingrediente segreto di Gjorce Stavreski
L’ingrediente segreto: amaro e divertente questo primo lungometraggio del regista macedone (e sceneggiatore) Gjorce Stavreski, che esce soltanto ora nelle sale, pur avendo vinto, meritatamente, il Bergamo Film Meeting dello scorso anno. Il film riesce a trattare temi drammatici con un umorismo tipicamente balcanico. Con sobrietà ed efficacia
La promessa dell’alba di Eric Barbier
La promessa dell’alba racconta il rapporto esclusivo, assoluto, tra madre e figlio, nella biografia di Romain Gary. Film, nello stesso tempo, epico e intimo, e storia di formazione
“Parlami di te” di Mimram
Pirandello definisce l’umorismo “l’avvertimento del contrario”, che genera divertimento nel contrasto tra realtà e apparenza. Per esempio, una vecchia signora, imbellettata e vestita con abiti giovanili, crea ilarità. L’umorismo, “il sentimento del contrario”, permette di immaginare la sofferenza della vecchia signora, alla ricerca dell’amore perduto del marito, mescolando divertimento e compassione.
Red Joan
Il film dura cento minuti e avrebbe potuto anche sfiorare o raggiungere le due ore. Non avrebbero disturbato per una storia così densa di una donna che tocca i destini dell’umanità tutta.
Takara – La notte che ho nuotato
“Il film è una combinazione di umorismo e malinconia”, dicono i registi. “Abbiamo cercato di pensare sempre a Takara come a un piccolo Buster Keaton giapponese, di capire la sua realtà quotidiana, la sua immaginazione, parlato e giocato con lui a lungo. Attraverso di lui abbiamo riscoperto la nostra stessa infanzia”. Anche lo spettatore, sintonizzato su un identico desiderio, riesce a emozionarsi e apprezzare una storia così coraggiosa, nella sua estrema semplicità.
“I fratelli Sisters” di J. Audiard
Il film adattamento del romanzo di Patrick deWitt, è un sorprendente western che mescola con notevole sagacia e umorismo Ford, Leone, Tarantino e Coen in salsa francese, un cast di attori belli e bravi, con un risultato eccellente: coinvolge, diverte, commuove pure un po’ (accidenti).
"Stanlio e Ollio" di John S. Baird
Si dice che i comici siano dei depressi, e in quello che si dice c’è sempre qualcosa di vero; sul piano psicoanalitico, la loro tristezza diventa, per formazione reattiva, allegria e comicità
"LE INVISIBILI" (Francia 2018)
Il film splendidamente recitato da, a parte due, attrici non professioniste, è un commedia godibilissima e un documento straordinario eloquentissimo del lavoro di empowerment, di riconoscimento e valorizzazione della responsabilità e delle capacità delle persone con disabilità e a rischi di marginalità.
Il giovane Karl Marx
Le scene centrali del film sono dedicate alla sofferta mossa politica di Marx e Engels di trasformare la “Lega dei Giusti”, un’organizzazione operaia clandestina, in una, decisamente più combattiva, “Lega dei Comunisti”
“Sarah e Saleem” Commento di E. Marchiori e C. Marogna
Il film mostra come, con estrema facilità, si possano manipolare culturalmente e politicamente le letture dei fatti, trasformando l’uomo che tradisce in eroe e la donna che tradisce in prostituta.
“Noi” di Jordan Peele
Il film risulta molto interessante perché mette in scena la declinazione più sociale e politica del Perturbante. Non è tanto, e solo, il tema del Doppio, infatti, ad essere esplorato da Peele, quanto invece il ritorno, a livello collettivo di un “rimosso” fatto di ingiustizia umana ed economica a lungo sepolte, non considerate, ma che ritornano a presentare il conto.
“Dafne” di F. Bondi
Il film trasmette un’intensa sensazione di speranza e di coraggio, proprio a partire da un autentico confronto con la persona con disabilità, sottolineando che ciascun individuo è diverso dall’altro, a prescindere dalla sua condizione.
“Lo stato della follia” di Francesco Cordio
Quello che vediamo non ci può lasciare indifferenti, il tempo sembra essersi fermato sulla soglia di quegli ospedali: le facce abbrutite dei pazienti abbruttite dai disturbi mentali non curati, dalla segregazione e dall’incuria ci fanno scoprire un mondo che solitamente è nascosto ai nostri occhi e alle nostre coscienze.
“Don’t Worry” di Gus Van Sant
La storia di John è insieme disperata – il danno resta, l’handicap è irrimediabile – e testimonianza di coraggio, di volontà, del potere curativo dell’arte e del simbolo, della pietas per noi stessi.
“Un affare di famiglia” di Hirozaku Kore'eda
Operetta morale vestita da apparente denuncia sociale, presenta il difetto di un film retorico volto a convincerci dell’evidenza che non sia la famiglia nucleare biologicamente fondata, e anche storicamente e istituzionalmente definita, la garanzia dell’amore e degli affetti nucleari.
“Il gioco delle coppie” di Olivier Assayas
Come spesso capita nel cinema francese e inglese contemporaneo, i personaggi si amano e si tradiscono, litigano e rimangono legati da un interesse forte, da una esperienza di vita e da affetti molto intensi che, alla fine, nonostante cattiverie e incomprensioni, riconfermano la relazione.
“Roma” di Alfonso Cuaròn
Qualsiasi discorso intorno a “Roma” sarebbe manchevole se non ricordassimo il valore fondamentale della fotografia. Non solo il contenuto, come pensano gli psicoanalisti, bensì il mezzo è il messaggio
“Dove bisogna stare” di D. Gaglianone e S. Collizzolli
A cercare di descrivere le immagini di un film si rischia sempre di cadere in una operazione riduttiva. Non sono, dopotutto, storie eccezionali, ci si potrebbe chiedere che c’è di nuovo, sappiamo bene le cose come stanno. Eppure, la sensazione è che pochi lo sappiano veramente. La distinzione è sottile, e riguarda l’avere esperienza.
“Ricordi?” di V. Mieli
Cosa sono i nostri ricordi, a cosa ci servono? Sembra questa la grande domanda che ci pone il regista. Se è vero che non possiamo fare a meno di ricordare cosa ci è successo nella vita, anzi, a volte è indispensabile, è altrettanto evidente che il tema della memoria, attivata attraverso il ricordo, rischia di farci perdere la possibilità, direi la necessità, di vivere il presente
“Il vizio della speranza” di Edoardo De Angelis
“Il vizio della speranza” è il quarto lungometraggio di De Angelis, che si è aggiudicato il Premio del Pubblico alla Festa del Cinema di Roma 2018 e quelli per la migliore regia e per la migliore attrice protagonista all’International Film Festival di Tokyo. È stato scritto dal regista stesso insieme ad Umberto Contarello, sceneggiatore di molti film di Paolo Sorrentino.
“Sofia” di M. Benm’Barek
Quest’opera, recitata da attori non professionisti, offre un complesso ritratto di una società marocchina fondata sull’ipocrisia, sulle convenzioni e sul denaro. Una società patriarcale, dove le vittime non sono solo le donne ma anche gli uomini, nella quale è il divario sociale a stabilire chi subirà l’ingiustizia e chi ne sarà graziato, data la corruzione che pervade il sistema giudiziario.
Love: sperma, sangue e lacrime nel film di Gaspar Noé
Il tutto viene presentato all’insegna dell’eccesso stilistico: eccessivi i colori, eccessivi i contrasti, eccessivi i giochi di luce ed ombra. Eccessive le scene di sesso, eccessivi i personaggi, eccessiva la violenza ed anche l’impotenza. Tre in particolare sono i colori predominanti. Da un lato c’è Il verde che viene usato in tutte le scene in cui appare Omi, un verde mela, innocuo, che non offende l’occhio, ma troppo pallido per essere visto anche se guardato.
“Sulla mia pelle” di Alessandro Cremonini
Per chi lavora in questo campo, “Sulla mia pelle” rappresenta finalmente un’opera estremamente realistica, capace di raccontare, senza edulcorazioni né eccessiva drammatizzazione, la realtà quotidiana di chi vive ai margini della legalità e proietta, nei comportamenti antisociali e nell’abuso di droghe o alcool, le parti più complesse e sofferenti della propria personalità.
“Girl” di Lukas Dhont
Il film ci offre l’opportunità di vivere il tormento di una persona che è forzata, dal suo stesso fantasticare, ad entrare in un corpo sessuale idealizzato e che deve per questo cancellare la necessaria oscillazione che ogni adolescente/individuo dovrebbe essere libero di poter attraversare nella ricerca della propria identità.
“First man-Il primo uomo” di Damien Chazelle
“First man” è innanzitutto un’esperienza sensoriale travolgente, si esce dalla sala con un senso di vertigine. Le riprese sono, infatti, effettuate utilizzando la tecnica cinematografica della soggettiva, che in questo caso potremmo definire “virata a 360 gradi”, cioè non solo visiva, ma anche sonora e propriocettiva
“Museo. Folle rapina a Città del Messico” di Alonso Ruizpalacios
A dispetto del titolo, “Museo. Folle rapina a Città del Messico” non è un film di rapina, ma la narrazione di un vagabondaggio che descrive molto bene il disorientamento giovanile di una generazione che ha perso il contatto autentico con le proprie radici.
“La donna elettrica” di B. Erlingsson
Il film tocca i nervi scoperti della nostra contemporaneità con intelligenza e ironia. In primo piano c’è l’urgente questione dell’ambiente e del rapporto dell’uomo con la sua terra, quella madre-terra che Hanna vuole salvare, ma è una battaglia che porta avanti da sola. Così come, da sola, desidera diventare madre, cosa che la legge in Islanda permette, ed è un tema altrettanto scottante. Sullo sfondo, una società spaventata, armata, intrisa di pregiudizi.
“Santiago, Italia” di Nanni Moretti.
Quello di Moretti non è semplicemente un documentario, ma una riflessione che si muove su vari piani ed esplora simultaneamente, attraverso una visione sempre “binoculare”, diversi temi. Prende avvio da quello del trauma collettivo causato dai genocidi di stato e arriva a quello dell’accoglienza di uno “straniero” che va integrato all’interno di un’idea di umanità più ampia, intrinsecamente multietnica e che va al di là dei confini e delle dogane.
“Cold War” di Pawel Pawlikowski.
Il film consente a noi spettatori di farci sentire la forza delle pulsioni, la vitalità e il dolore che ogni storia d’amore porta con sè, la forza dei legami che non si spezzano, malgrado tutto.
“La favorita” di Yorgos Lanthimos.
Non è un film di buoni sentimenti, cosa che può risultare fastidiosa, ma sulla lotta di due donne per sopravvivere e avanzare socialmente, e riuscire ad avere un posto in una società decisamente maschile.
“Il Corriere” di Clint Eastwood. Commento di Angelo Moroni
“Il corriere” è un film che pone decisamente in primo piano l’importanza del “fattore umano”, la sua imprevedibilità, al di là dell’età della persona, del “sistema” e della sua “techne”.
“Copia Originale” di Marielle Heller.
La regista sembra cercare la verità proprio tra coloro che mentono per sopravvivere. Ci porta a pensare che la bugia rappresenti una possibilità di espressione, forse non sempre legale, per chi è costretto a vivere in una border-line zone
“Green Book” di Peter Farrelly
Forse la statuetta per il Miglior film non se l’aspettava nemmeno il regista – conosciuto per commedie demenziali come “Scemo più scemo” e “Tutti pazzi per Mary”-, e forse se l’aspettava – e meritava – Viggo Mortensen come miglior attore.
Identità smarrita nell'Appennino. Due note su ' Zen sul ghiaccio sottile'
La pellicola descrive i tormenti di un adolescente, Maia, che va scoprendo il suo corpo, la propria identità, destinata a patire tutti gli intoppi e le cadute di chi va prendendo confidenza con parti di personalità forzosamente represse.
Teorema e la "addiction to normality": una presentazione
Il film fu accusato da destra di oscenità e da sinistra di misticismo. Un’attenta considerazione delle vicende dimostra facilmente l’infondatezza di entrambe le accuse: le scene a carattere sessuale (del resto appena accennate) non sono fini a se stesse, ma elemento indispensabile per descrivere un amore che, come si diceva poc’anzi, deve necessariamente coinvolgere i personaggi "anima e corpo".
Recensione "Lontano da qui (The kindergarten teacher)"
“Lontano da qui” è un raro film su uno dei dolori di cui poco si parla e che perseguita molti individui, anche nella nostra stanza d’analisi: la mancanza di talento, lo scarto doloroso tra l’Io e suo Ideale
La Paranza dei Bambini
Un film da proiettare in tutte le scuole e le parrocchie, prima dell'abbandono scolastico, e soprattutto nelle piazze di Scampia, Forcella, Zen e 164 di Milano, Torino e Roma. Perché il messaggio arriva.
CROCE E DELIZIA
La figura del padre, cara a Recalcati, è al centro della parabola. Il padre onnipotente ma assente, fin dalla prima scena, che manda in crisi la figlia affettuosa, da un lato. Il padre responsabile, capace di replicare il suo ruolo nel figlio e di educarlo al rispetto, dall'altro.
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Con questo film Polansky conferma tutte le sue doti di raffinatezza e originalità nel raccontare per immagini, nonché la difficile capacità di suscitare interesse fin dal primo minuto mantenendo le promesse che si costruiscono nella prima parte per poi realizzarsi nel finale.
C’era una volta a … Hollywood, ovvero come passano le mistificazioni
L’unica cosa vera di questo film mi sembra la fatuità di tutti i personaggi, danzano, bevono, lavorano, vivacchiano senza scopo. Non so se lo ha fatto volutamente, ma proprio il personaggio di Sharon Tate, rappresentata come una superficiale ochetta, stellina alle prime armi, corpo rigoglioso e mente desertificata, diventa l’emblema di questa società americana che Tarantino tanto adora, rimpiange e impersona: la Tate vede un suo film proiettato in un cinema e allora si fa riconoscere (del…
Joker
Non c’è da dire molto di più se non riaffermare che non si diventa dei mostri di cattiveria senza “buoni” motivi e che i mostri esplodono prima dentro e poi fuori. Sono una bomba a orologeria, come Joker.
Joker: tra comprensione psicopatologica e moralità
Il film ricostruisce dettagliatamente come origina una malattia mentale, tenendo in considerazione il ruolo della genetica familiare e il rapporto disfunzionale con le figure genitoriali. Il tutto é poi inserito in una cornice sociale dove una persona con un disturbo mentale affronta quotidianamente stereotipi e pregiudizi, rimanendo abbandonata a se stessa e in balia della sua sofferenza.
C'era una volta a... Hollywood
si tratta di una recensione molto severa. I pareri sul film sono certo controversi. Sarà anche autoreferenziale ma c'è un mare di roba e una leggerezza straordinariamente densa nel film
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